Per cominciare, conosciamoci meglio! Che cos’è Dracones?
Dracones è un’associazione no-profit che ha come obiettivo la tutela, la valorizzazione e la promozione della produzione letteraria, artistica e culturale del fantasy italiano. Abbiamo scelto questa forma perché le associazioni sono un potente strumento di democrazia: operano attraverso organi eletti e incentivano la partecipazione, la solidarietà e il pluralismo delle idee.
In un panorama culturale frammentato e dominato da interessi economici personali, crediamo che l’associazionismo sia una scelta radicale e necessaria per far fronte alle sfide del presente e portare avanti le battaglie che ci riguardano.
Come è nata l’idea di creare l’associazione?
Negli ultimi anni il fantastico ha visto una crescita importante, al punto che da genere di nicchia sta guadagnando uno spazio sempre più rilevante all’interno del mercato editoriale. Questo è vero soprattutto per la produzione estera, che può contare su un mercato più ampio e già consolidato da diversi decenni.
In Italia, la situazione è un po’ diversa: la crescita c’è, ma al momento riguarda ancora soprattutto la narrativa straniera. Questa è una vera e propria anomalia nel panorama editoriale, che non si vede in nessun altro genere!
L’intuizione di Sephira e Gloria (autrici, tra le altre cose, di Anatomia del fantasy: leggere e scrivere fantasy in modo critico) è stata di ufficializzare una tendenza già in atto, cioè riunire persone che condividano la stessa visione per comprendere il fenomeno e guidarlo. Un obbiettivo del genere richiede una molteplicità di competenze e di visioni: per fortuna non hanno impiegato molto a rendersi conto di quante professioniste condividessero la stessa esigenza. Dracones è nata così: da chiacchiere e confronto aperto.
Perché proprio il fantasy? E, soprattutto, perché proprio quello italiano?
Il fantasy è un genere che amiamo, come lettrici e come autrici, con una propria dignità e una storia di tutto rispetto. Questo vale anche per la produzione italiana, che dopo decenni di crescita in sordina pare arrivata a maturazione: stanno emergendo dei filoni, delle tematiche ricorrenti. È una ricchezza da coltivare e proteggere, oltre che un nuovo campo di studio, tutto da esplorare.
In che modo puntate a promuovere la produzione letteraria nel campo del fantasy italiano?
In Italia, sebbene esistano associazioni divulgative dedicate a generi letterari o a singole penne, a differenza di altri Paesi scontiamo il problema di non avere un’associazione culturale di livello nazionale, che possa radunare voci autoriali e persone appassionate per creare un punto di raccordo sullo stato dell’arte. Questo ci penalizza nel discorso internazionale sul genere, contribuendo a un’impressione di stagnazione che non potrebbe essere più lontana dal vero.
Dracones nasce per colmare questo vuoto. Ciò che vorremo fare tramite l’associazione è cercare di capire e rispondere alle difficoltà incontrate da chi scrive fantastico in Italia, e al tempo stesso aprire canali di dialogo a tutti i livelli della filiera, dal pubblico ai professionisti del settore, per incentivare la popolarizzazione e la professionalizzazione del fantastico italiano.
Quali sono le principali difficoltà nel diffondere e far apprezzare il fantasy Made in Italy?
Per tantissimo tempo il fantastico italiano si è trovato in una posizione particolare, quella di essere una nicchia all’interno di un’altra nicchia. Adesso che il fantastico come genere sta, finalmente, uscendo da questa condizione, crediamo che sia necessario che lo faccia anche quello italiano. Vogliamo sognare in grande, abbattere i confini. Ovviamente, quando le difficoltà sono sistematiche e radicate, non esiste un’unica soluzione miracolosa. La questione va approcciata su più fronti.
La nostra associazione si rivolge soprattutto allə autorə, quindi è da lì che vogliamo partire. Il mondo dell’editoria può apparire come una ‘selva oscura’ nella quale è facile smarrirsi, cadere preda dello sconforto o ancora peggio di realtà predatorie. Per questo vogliamo dare a chi scrive gli strumenti per navigarla al meglio, per costruire carriere autoriali solide e durature e per fare rete, consapevoli che l’unione delle forze porta maggiori risultati rispetto alla competizione.
Ma non è l’unico aspetto. Si tratta anche di capire come arrivare meglio al grande pubblico. Allo stato attuale, a leggere fantastico italiano sono soprattutto autorə e aspiranti autorə. È un punto di partenza, ma non può bastare. Si parla tanto di diffidenza da parte del grande pubblico nei confronti delle penne fantasy italiane, ma la nostra sensazione è che questo non sia vero: il pubblico cerca semplicemente storie belle e appassionanti e, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo visto che se storie simili sono a firma italiana è solo motivo di entusiasmo. Al pubblico, però, deve essere data la possibilità di scoprirle. Spesso la scelta si dirotta sulla narrativa straniera non a causa di un innato pregiudizio, nel quale noi non crediamo, ma perché è ciò che domina nell’offerta e nel marketing: il 93% del fantastico pubblicato in Italia sono opere in traduzione, mentre solo il 7% è scritto da penne italiane. Dobbiamo cercare di allargare questa quota e diversificare l’offerta, se vogliamo attirare un pubblico più ampio.
Come vedete la condizione dell’editoria italiana attuale?
Ci sarebbe tantissimo da dire! Al momento, il fantasy italiano viene promosso soprattutto da poche, piccole realtà indipendenti. Sebbene facciano un lavoro egregio, non possono da sole sdoganare un intero genere presso un pubblico che, forse, queste realtà non arriva mai a conoscerle. Di conseguenza, diventano fondamentali altre azioni: intanto sostenere il lavoro delle realtà che già hanno puntato sul fantastico italiano, consentendo loro di ritagliarsi maggiori spazi di mercato; quindi rompere una sorta di circolo vizioso di diffidenza tra autorə fantasy e professionistə dell’editoria, facendo capire ai primi che gli spazi non ti cadono in grembo da soli, vanno cercati ma si possono trovare, e ai secondi (per esempio, gli agenti letterari) che scommettere sul fantasy italiano può essere proficuo.
Ci piacerebbe poi vedere sempre più figure professionali che sappiano trattare il fantasy e le sue specificità: non solo riconoscendo ciò che vende perché è virale su TikTok, ma anticipando i trend e scommettendo su chi scrive, con l’intenzione di creare legami duraturi (tra case editrici e penne, certo, ma anche tra queste e il pubblico). Certo, tutte queste azioni si basano su un presupposto: per convincere pubblico e filiera, è necessario alzare il livello qualitativo della nostra produzione.
Perché avete scelto il nome ‘Dracones’?
Dracones fa riferimento al drago, creatura fantastica per antonomasia ma anche archetipo in trasformazione: da bestia che rappresentava fonti d’acqua venefiche e nemiche dell’inurbamento civile a creatura senziente con un proprio punto di vista e una voce. Rappresenta la saggezza, l’antichità, ma anche il pericolo: il drago sta a guardia delle antiche mappe, pattuglia l’inesplorato e si fa beffe dei confini. Abbiamo capito subito che era il nome perfetto per noi!
Quali obiettivi vi siete prefissati per rafforzare la presenza del fantasy italiano?
Abbiamo molti progetti in cantiere, alcuni di essi vedranno la luce nella seconda parte dell’anno. Il primo grande obbiettivo è un sito internet interamente dedicato al fantasy italiano, con una vetrina in lingua italiana e inglese. Alcune di noi abitano fuori dall’Italia, quindi ci è sembrato uno sbocco naturale: ma in realtà non si pensa spesso al fatto che l’italiano sia una lingua parlata e studiata anche fuori dai confini nazionali.
Al sito sarà associato anche un blog di approfondimento, in cui presenteremo percorsi di lettura tematici, interviste, recensioni e recupero di testi dimenticati. Questo ci permetterà di contestualizzare la produzione fantasy italiana, oltre che dare visibilità a opere di valore.
Proporrete laboratori di scrittura creativa o workshop a tema fantasy?
Sì. La professionalizzazione passa anche dalla formazione, e noi crediamo nel valore della formazione continua, indipendentemente dalla fase del proprio percorso autoriale, anche per chi ha già pubblicazioni all’attivo.
Ci sono molte realtà che offrono corsi di scrittura e il nostro scopo non è sostituirci a loro. Piuttosto, ci concentreremo sull’organizzare per i nostri soci dei seminari su aspetti molto specifici della scrittura fantastica, ma anche dei veri e propri laboratori di scrittura, a numero limitato, dove chi partecipa potrà confrontarsi con ə docenti e lə altrə corsistə per ottenere feedback pratici e immediati. Insomma, il tipo di formazione che abbiamo in mente non intende insegnare le basi, ma aiutare i nostri soci a fare quel salto in più, approfondire aspetti specifici e coltivare la propria voce.
Parteciperete o organizzerete eventi, fiere del libro o festival dedicati al fantasy?
L’intenzione c’è, speriamo che le forze ci reggano! Intanto cominciate a segnarvi un appuntamento: venerdì 16 maggio a Torino. Sarà la prima occasione per incontrarci dal vivo (e vi assicuriamo che ci presenteremo all’evento in ottima compagnia!)
Credete che il fantasy italiano possa farsi spazio anche su un panorama internazionale?
Dati alla mano, la vendita dei diritti di traduzione di opere di narrativa dall’Italia verso l’estero è in continua crescita: ci sembra ragionevole che questa tendenza investa anche il fantasy italiano. Tanto più che abbiamo già delle vere e proprie teste di ponte: sia penne italiane che pubblicano sul mercato straniero, che autorə che in questi anni hanno visto le proprie opere tradotte in altre lingue. La strada è tracciata, bisogna solo armarsi di pazienza e percorrerla.
Com’è strutturata la vostra associazione al suo interno?
Dracones è retta da un Consiglio Direttivo composto da sette membri (un numero magico dettato dalla legge in materia, ma che ci calza bene). Tutte le cariche sono elettive e hanno durata di tre anni: al momento sono in carica Sephira Riva (Presidente), Valentina Pinzuti (Vice-Presidente), Stella Knoll (Segretaria), Gloria Bernareggi (Tesoriera) e i tre Consiglieri dell’Apocalisse, Francesca Da Re, Marika Michelazzi e Achille Monteforte.
Siamo una realtà un po’ fuorimoda, ovvero un esperimento di democrazia diretta: tutte le decisioni sono discusse e messe ai voti. Per la messa in pratica subentra una divisione dei compiti piuttosto flessibile, basata sui rispettivi punti di forza… che si tratti di strategia, implementazione, comunicazione; che sia pensiero fuori dagli schemi o persino l’odiosa gestione del budget.
Da qui a cinque o dieci anni, come immaginate si evolverà Dracones?
Crediamo che Dracones abbia il potenziale per diventare il punto di riferimento per il fantasy italiano, e abbiamo tutte le intenzioni di lavorare a questo obbiettivo. Ma crescere non ci basta: intendiamo farlo restando fedeli ai nostri principi etici. Diventare un punto di riferimento per noi significa partecipare a un cambiamento: che sia la difesa della proprietà intellettuale dall’AI generativa o la lotta ai tanti comportamenti truffaldini che affliggono il settore editoriale, intendiamo fare la nostra parte.