Come imparare a scrivere meglio e dar vita a romanzi di valore

Come imparare a scrivere meglio
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Oggi non abbiamo alcuna pretesa di dare la risposta definitiva a questo interrogativo. Se esistesse una formula magica per imparare a scrivere bene, non ci sarebbe bisogno di questo editoriale, una vera e propria guida con la quale speriamo di indirizzarvi verso delle pratiche e dei consigli che possano aiutarvi a scrivere meglio e a dar vita a storie migliori. Non un insieme di tecniche, per quello servirebbero interi manuali, ma l’indicazione di un percorso strutturato che, mediante diversi step, possa aiutarvi a divenire scrittori più maturi, consapevoli e capaci.

Quest’anno, inoltre, abbiamo valutato oltre seicento manoscritti ed editato otto libri e oltre ottanta racconti, segnando ogni errore, ogni difetto commesso dagli autori, per riuscire a fornire una guida di tutti quelli che sono gli sbagli più comuni, difetti fatali che allontano gli editori da una storia e che minano il cammino degli scrittori.

Non perdiamo altro tempo, quindi, e immergiamoci nello studio.

Per scrivere meglio serve desiderare farlo, e accettare di averne bisogno

Gli scrittori sono creature difficili, che vivono questa loro passione in modo intimo, delicato. Può capitare che alcuni siano chiusi, insicuri, altri arroganti, pieni di sé. Ma per scrivere, per scrivere bene, per scrivere meglio, serve soprattutto l’onestà intellettuale di accettare di non essere bravi e porsi ben distanti dall’essere gli autori che si potrebbe divenire.

Sappiamo quanto sia difficile ricevere critiche per noi autori. Eppure, accettare di non essere arrivati è la conditio sine qua non per crescere, migliorare. Maggiore è il gap che vi si pone davanti, più dovreste essere felici: se c’è tanta strada da percorrere, vuol dire che potete migliorare un sacco. Nessuno nasce King, Sanderson o Silverberg, ma, con tanto esercizio e tanta volontà, ci si può avvicinare.

Ci è capitato spesso di confrontarci con autori acerbi convinti di essere i nuovi Tolkien e provare a mostrare loro gli errori, anche gravi, commessi è stato non solo inutile, ma pure spiacevole. Eppure, proprio loro sono gli autori che avrebbero più bisogno di migliorarsi. Ecco perché vi consigliamo sempre di essere sinceri e onesti con voi stessi: c’è sempre da migliorare, c’è sempre qualcosa che si può perfezionare. Non lasciatevi abbagliare dalla vostra presunzione o dai libri che siete riusciti a scrivere/pubblicare.

Voi dovete sempre essere i giudici più severi di voi stessi.

Per scrivere bene serve leggere tanto, sempre, qualsiasi cosa

Il primo consiglio che viene dato, quando si chiede “come imparare a scrivere meglio”, è sempre quello di leggere di più. Ed è sacrosanto. Uno scrittore non può pensare di divenire capace se non legge almeno quanto scrive. Non si può scrivere un libro se non si ha letto a sufficienza. Tutte cose ovvie, è vero, anche se gli “scrittori” che si vantano di non leggere sono sempre troppi. Ma perché la lettura è così importante?

Ecco, credo che la risposta a questa domanda permetta di approcciare la lettura in modo diverso, vedendola, oltre che come una passione e un passatempo tanto bello quanto stimolante per l’animo, come un vero e proprio esercizio di scrittura, di miglioramento.

Leggere, infatti, serve a interiorizzare tecniche di scrittura, espedienti narrativi, tropi. Serve per allenare il subconscio e imparare in modo passivo, apprendere dai maestri, comprendere ciò che funziona e cosa non funziona. Serve a capire gli schemi narrativi, le strutture, la gestione delle scene. Serve a fissarsi nella mente la tecnica e la teoria quasi quanto scrivere. Serve ad accrescere il proprio lessico.

Leggere, però, serve anche per studiare ed imparare a conoscere il mercato, esplorare i generi e sottogeneri che si vuole scrivere, comprendere cosa va di moda, cosa i lettori cercano e apprezzano, in cosa si rifugiano, quali sono i nuovi trend. Serve a capire cosa è già stato scritto e come.

Ci è capitato spesso di discutere con persone convinte che leggere limiti la creatività e porti gli autori a scrivere solo ciò che hanno già letto, ma la realtà dei fatti è che serve proprio ad evitarlo. Leggere permette di conoscere nel dettaglio cosa è stato scritto e di avere, quindi, le conoscenze per distanziarsene. Serve a capire come raccontare una storia in modo diverso, come essere originali e come trovare il proprio posto nella narrativa.

Lo stesso discorso si può applicare allo stile di scrittura. Alcuni autori emergenti sono spaventati dalla possibilità che leggere tanto li porti a scrivere con lo stesso stile degli autori che leggono più spesso, ma non è assolutamente così. Leggere serve a capire quali stili esistono, a farsi emozionare dalle voci degli autori, a studiare le cifre stilistiche di altri. Solo leggendo tanto si può arrivare ad avere uno stile definitivo, che magari sarà ispirato a qualche autore, ma solo vostro, personale. Certo, poi servirà anche tanta scrittura e tanto esercizio, ma la lettura è fondamentale. Vi influenza come una mostra d’arte può influenzare un pittore: in modo positivo, stimolante.

Infine, leggere serve a migliorare la propria percezione, la propria capacità di giudizio, di valutazione. Se volete scrivere, se volete pubblicare, è necessario che abbiate gli strumenti necessari per capire cosa state scrivendo, per capire la qualità dei vostri scritti, delle vostre trame. Certo, sarà sempre un giudizio soggettivo e influenzato dal vostro gusto, ma più leggerete (e, in generale, più vi formerete come scrittori) più sarete in grado di comprendere se ciò che esce dalla vostra penna valga la pena di essere letto.

Un ultimo consiglio che mi sento di darvi è quello di leggere in modo “eclettico”. Certo, leggere solo dark fantasy vi aiuterà a capire cosa funziona di preciso in quel sottogenere, cosa è già stato scritto e cosa piace ai lettori, ma aprirsi ad altri generi vi aprirà la mente, vi permetterà di incontrare forme e strutture diverse, di conoscere nuove voci, nuovi stili. Vi saprà arricchire tantissimo.

Disimparare a scrivere

A scuola si impara a scrivere bene, si impara la grammatica, il lessico, la consecutio temporum. Si impara, però, una scrittura molto distante da quella che si applica alla narrativa. Avere il massimo dei voti in italiano potrebbe non aiutarvi affatto a scrivere bei romanzi: a commettere pochi errori ortografici sì, ma a scrivere storie avvincenti no.

Questo è necessario capirlo per poter ripartire da zero, per poter capire quali sono le regole della scrittura per la narrativa, quali si possono soprassedere. A scuola ci vengono insegnate tante regole che stridono molto con la narrativa. La virgola prima della “e”, ad esempio, viene severamente punita, eppure può divenire parte della cifra stilistica degli autori e dare un valore ben più sentito e profondo a specifiche parole: può cambiare l’intero senso di una frase. Bisogna imparare a raccontare, a raggiungere il cuore, interessare. Capire i ritmi narrativi, gli elementi narratologici. Bisogna trovare la propria voce, la propria cifra stilistica.

Tutto questo, a scuola, purtroppo non si insegna.

Scrivere con costanza

Per diventare pittori migliori bisogna dipingere ogni giorno. Per diventare musicisti migliori bisogna suonare ogni giorno. Per diventare atleti migliori bisogna allenarsi ogni giorno.

E sì, per diventare scrittori migliori BISOGNA scrivere ogni giorno.

Sì, ogni tanto potete evitarlo, sì, se state male pure, sì, anche se siete in vacanza, ma se volete fare della scrittura una parte importante della vostra vita, non solo dovete farlo, ma dovreste proprio sentirne il bisogno, la necessità. Dovrebbero essere le storie che vi assalgono la mente a costringervi a scrivere e la voglia di tornare nei mondi che immaginate. Scrivere vi deve piacere, da matti. Dovete sentire il bisogno di scrivere, la voglia. Non vedere l’ora di poter tornare a casa e mettere su carta la nuova sottotrama pensata, o fissare il nuovo plot twist.

In ogni caso, la scrittura è esercizio. Più si scrive e più è naturale migliorare. Vale per tutte le attività, da quelle manuali a quelle più creative, quindi non capisco perché non dovrebbe essere lo stesso.

Come scrivere bene

Scrivere racconti per scrivere libri migliori

Quella dei racconti è una forma che si sottovaluta fin troppo. Forse, però, in questa valutazione c’è anche un pizzico di paura. Perché scrivere un racconto non è affatto semplice: anzi, può rappresentare una sfida più complessa che scrivere un libro intero.

Un racconto, infatti, ha una struttura (più o meno) definita. Deve essere una storia autoconclusiva, che passi da un punto A a un punto B. I personaggi devono avere la loro voce, la loro introspezione, e raggiungere il cuore dei lettori. Il worldbuilding deve essere dettagliato, ma anche sufficientemente chiaro e intuitivo da poter essere compreso ed esplorato in poche pagine.

Scrivere racconti è il modo migliore che avete per mettervi in gioco.

Può aiutarvi a stimolare la creatività e l’immaginazione, a capire come essere efficaci in poche parole, a capire come dosarle. Vi permette, anche, di entrare in contatto con editori ed editor, di ricevere i primi feedback professionali, i primi riscontri, ma anche di mettervi in mostra, di farvi conoscere.

Insomma, scrivete racconti.

Tanti, il più possibile. E proponeteli a tutte le riviste.

Non abbiate paura di farvi leggere

Tirate fuori dal cassetto i libri che avete scritto.

Tenerli nascosti ed essere terrificati dal confronto, dal giudizio degli altri, non vi aiuterà in alcun modo. La scrittura è un’arte molto intima, personale, ma che trova giustificazione nell’essere condivisa, di tutti. Scriviamo perché desideriamo che gli altri ci leggano, e non possiamo pensare di migliorare se non riceviamo dei riscontri. Che storia è una che non viene letta?

La vita di chi scrive cambia nel momento in cui decide di far leggere quanto ha scritto. Da quel momento in poi, la sua crescita non può che salire con un tasso di velocità sorprendente.

Confrontarsi, farsi leggere, cambia tutto.

Quindi non abbiate paura e iniziate a far leggere quanto avete scritto. Iniziate dai familiari, dagli amici, magari quelli che leggono di più, soprattutto del vostro genere. Poi iniziate a cercare alpha e beta reader, proponete i racconti alle case editrici e alle riviste. Insomma, più critiche riceverete, più riuscirete a crescere.

Quali manuali di scrittura leggere per imparare a scrivere bene

Capita ormai ad ogni Lumiendì che ci chiedano quali sono i manuali di scrittura migliori da leggere e se, in effetti, leggere manuali possa essere utile per un autore. A nostro parere sì, e pure molto. Spesso, infatti, si sottovalutano le conoscenze e le competenze necessarie per scrivere un buon libro. Certo, alcune è possibile interiorizzarle nella lettura, ma studiarle, approfondirle e conoscerle nel dettaglio aiuterà a crescere più velocemente e a scrivere storie migliori.

Ciò che bisogna studiare nei manuali è quanto non viene insegnato a scuola. I libri da cui è senza dubbio necessario partire sono quelli di narratologia. Partirei, infatti, consigliando Story di Robert McKee e Anatomia di una storia di John Truby, per poi gli immancabili L’arco di trasformazione del personaggio di Dara Marks e Il viaggio dell’Eroe di Christopher Vogler, letture fondamentali per ogni autore. Sempre rimanendo sui libri di Dino Audino, mi sento di consigliare Scrivere un romanzo di Donna Levin, Elementi di stile nella scrittura di William Strunk jr e Scrivere bene di William Zinsser. Altri manuali che mi hanno aiutato moltissimo sono Dialoghi. L’arte di far parlare i personaggi nei film, in TV, nei romanzi, a teatro di Robert McKee e On Writing di Stephen King. Un altro paio di consigli utili possono essere: World-Building di Stephen L. Gillet & Ben Bova e Pronto soccorso per scrittori esordienti di Jack London.

Strumenti e altri consigli insospettabili per scrittori esordienti

Ho promesso di darvi degli spunti pratici e reali per aiutarvi a crescere, ma ci terrei a mostrarvi anche quelle piccole accortezze e gli strumenti che mi hanno aiutato a scrivere meglio e che credo potrebbero aiutare gli altri.

Il primo è un cambio di mindset rispetto a ciò che vi circonda. Se esco, cerco sempre di osservarmi intorno, di guardare con curiosità ciò che succede là fuori. Studio il movimento delle persone, il loro modo di parlare, le città.  Se vedo una signora interessante mi viene automatico provare a immaginare il suo presente e il suo passato, la sua natura, i traumi che ha avuto. Insomma, mi osservo intorno, perché dall’analisi del reale si riescono a trarre degli spunti immaginifici (e non) fondamentali per rafforzare i propri mondi fantastici. Da una parola, un oggetto, un incontro, è possibile strutturare storie intere. Leggendo On Writing, ad esempio, scoprirete come Carrie, romanzo d’esordio di Stephen King, sia nato proprio da questo: dalla curiosità dello scrittore.

Un secondo momento che mi ha aiutato a crescere come scrittore e a capire quanto stavo sbagliando (e quanto sbaglio tutt’ora) è stato approcciarmi all’editing. Studiarlo mi ha dato modo di capire tutto quello che stavo sbagliando e di analizzare la scrittura in modo molto più critico. Per non parlare di quanto mi abbia aiutato far editare ciò che scrivo. L’editing è un percorso di crescita entusiasmante: certo, può essere devastante a livello emotivo, ma se vi affidate alla persona giusta ne uscirete migliori in ogni senso. Viene da sé che ogni tipologia di consulenza, quindi anche l’affiancamento editoriale, possono rivelarsi strumenti molto utili.

E a proposito di strumenti, ecco il terzo consiglio: i mazzi di carte di Sefirot, strumenti pratici e utili che possono essere di grande aiuto per gli autori. Quello che vi consiglio è senza dubbio Fabula Deck, un supporto per scrittori che aiuta nello sviluppo della struttura analogica di libri e racconti. Il libricino, insieme alle 42 carte, è basato sulla struttura a tre atti e aiuta gli scrittori a costruire e analizzare le storie in modo semplice ed efficace. Un supporto utile e interattivo che permetterà di avere sempre sott’occhio ciò che serve e inquadrare in modo preciso la storia. Insieme a Fabula, vorrei consigliarvi Edito Deck, un framework analogico per “auto-editare” i vostri romanzi. Parliamoci chiaro: ovviamente utilizzare questo mazzo non è affatto come rivolgersi a un editor, ma può aiutarvi molto nella fase precedente all’invio del manoscritto. A step, infatti, il mazzo vi farà seguire un processo volto a verificare che il vostro romanzo sia maturo, la storia pulita e la struttura definita. Per le revisioni dei romanzi terminati è veramente utile, e non posso che consigliarvelo.

Gli errori da non commettere più

Come promesso, ecco la lista.

Prima di fiondarvi a leggerla, però, ricordatevi che quanto leggete non è legge. Ci sono momenti in cui alcune regole è meglio non seguirle, momenti in cui il tell è preferibile allo show, momenti in cui pure due avverbi insieme potrebbero funzionare. Però la rottura delle regole può avvenire solo quando queste si conoscono alla perfezione.

Struttura

  • Non iniziate un libro in cui il protagonista si sveglia nella camera da letto (quasi la metà dei romanzi che riceviamo iniziano così)
  • Assicuratevi di aver definiti bene l’arco di trasformazione dei protagonisti, la loro evoluzione
  • Date un senso ai personaggi secondari (se sono presenti, devono avere un loro perché, una loro voce, delle motivazioni, dei traumi, dei difetti, dei pregi)
  • Assicuratevi di rispettare il patto narrativo
  • Fate attenzione al ritmo narrativo. Controllate che non ci siano scene troppo lente, altre troppo veloci e che il ritmo sia cadenzato correttamente, così da evitare di annoiare i lettori
  • Ricordate del conflitto: emerge nelle sequenze? Ne esistono di vari tipi? Come lo state sfruttando?
  • Verificate che i capitoli abbiano un loro senso, una loro struttura. Hanno un inizio e una fine? Portano la storia da qualche parte? Assolvono una funziona narrativa?

Scrittura

  • Fate attenzione ai PoV. Come avete scelto di narrare la storia? In base alla vostra scelta, dovete sempre essere coerente.
  • Ricordate sempre lo show don’t tell (non è una regola rigida e in alcuni casi se ne può fare a meno, ma bisogna saperla applicare in modo preciso e corretto)
  • Eliminate le costruzioni e strutture ripetute (non ci dovrebbero essere schemi fissi e ripetitivi)
  • Fate attenzione alle ripetizioni
  • Ricordate che la narrazione procede in ordine temporale, quindi non servono sempre gli avverbi come dopo, in seguito, all’improvviso.
  • Attenzione alla malagestione delle scene di azione/combattimento/rivelazione: queste devono essere dinamiche, prive di infodump, emozionanti. Non spezzatele con riflessioni e descrizioni inutili, né liquidatele in poche righe
  • Attenti alle azioni dei personaggi: questi devono compiere un set di azioni ampio, non possono limitarsi a compiere sempre le stesse tre azioni. Assicuratevi, inoltre, che personaggi diversi abbiano un “set di azioni” differenti.
  • Fate attenzione a rivelazioni/spoiler che possono ridurre la tensione narrativa
  • Non abusate dei pronomi
  • Non abusate delle congiunzioni coordinanti
  • Fate attenzione ai tag di dialogo orfani e scegliete bene i verbi che utilizzate nei dialoghi
  • Non inserite beat privi di utilità solo per spezzare il dialogo
  • Curate il fraseggio, eliminate le forme trite, le metafore più deboli e poco originali e tutti i clichés
  • Andateci piano con aggettivi e avverbi

Ma, soprattutto, divertitevi!

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Alvise Canal
Alvise Canal
Alvise nasce come instancabile sognatore e scrittore notturno. Dopo una proficua carriera nel web marketing, avvia la casa editrice Lumien, all'interno della quale lavora come editore.

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