Intervista a Massimiliano Niero, autore di “Gordius. Vermi nel cuore”

Intervista Massimiliano Niero Gordius
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Per quanto professionale, la valutazione di un manoscritto è sempre contaminata dalla soggettività e dal gusto, seppur in minima parte, della figura editoriale che ha il compito di decretare il destino dell’opera che stringe fra le mani, o che fissa al PC. Per questo, quando ci è arrivato un manoscritto sugli zombie, abbiamo storto il naso. In Lumien siamo lettori e spettatori onnivori, ma i Non Morti, eccetto alcuni casi rarissimi, non sono mai riusciti a convincerci.

Scrivere una storia valida, che sia per un libro o per un film hollywoodiano, che parla di zombie, è un’impresa per nulla semplice! Eppure, a leggere la sinossi di Gordius, il nostro allarme anti-zombie non è scattato. Sì, erano presenti, ma c’era dell’altro, tantissimo altro. L’interesse era tanto che il nostro cervello aveva già completamente rimosso la presenza degli zombie dalla sinossi.

E così siamo partiti a leggerlo, e pure i nostri beta-reader. Poche pagine sono bastate prima che i lettori editoriali, una soprattutto, non ci costringesse, coltello al collo, a pubblicare questa storia. E così abbiamo fatto perché, oltre ad essere un romanzo estremamente valido, come ci piace raccontare, Gordius è un libro CON gli zombie, NON sugli zombie.

Massimiliano Niero, con una penna ipnotica, asciutta, matura ed efficace, ha inserito una famiglia italiana in un contesto completamente nuovo, creando un vero e proprio incubo di formazione. Gli zombie, in Gordius. Vermi nel cuore, non sono che il primo di una lunga serie di ostacoli che la famiglia Luna incontrerà, l’inizio della fine, l’inizio dell’Apocalisse, esterna e interna ai personaggi. Gli zombie daranno vita ad una pandemia terribile, disumana, ma avranno anche due altri effetti devastanti: risvegliare gli incubi, le ansie e i problemi personali taciuti e nascosti e risvegliare un male peggiore di qualsiasi mostruosità.

Gordius è l’horror sci-fi che mancava, una storia intimistica e ricca di emotività in grado di sconvolgere l’animo umano e di toccare le corde più sensibili del cuore. Un libro forte, travolgente, ma anche delicato, di una dolcezza sconfinata. Un survival post-apocalittico che incontra la narrativa psicologica e di formazione. Vermi nel cuore è tante cose, ma non vogliamo essere noi a raccontarvele.

C’è qualcuno di più adatto ancora a raccontare questa storia: Massimiliano Niero, l’autore di questo terzo romanzo Lumien.

 

  • Partiamo da una domanda semplice, che ne dici? Com’è stata questa prima parte del viaggio? Cosa provi ad aver coronato questo sogno?

Non è un’emozione facilmente descrivibile. È stato come aprire un vaso di Pandora al contrario. Tutto ciò che avevo sempre sognato improvvisamente si è realizzato. Ricordo ancora la prima mail di Lumien in cui mi veniva comunicata l’intenzione di pubblicare il manoscritto. Il cuore che mi si bloccava in gola. Il primo editing con fantaGiada. La sorpresa carica di elettricità nello scoprire l’immagine della copertina. Il sospirato incontro con l’editore ê. Il tremore alla mano mentre firmavo il primo autografo al Book Pride di Milano. Per diversi giorni mi è sembrato di fluttuare a qualche metro da terra.

E l’affetto che mi stanno dimostrando i lettori è qualcosa di davvero unico.

 

  • Ora, invece, facciamo un passo indietro. Ci racconti com’è nato Gordius? Da dove viene l’ispirazione per questo libro e com’è hai strutturato la sua scrittura?

Gordius nasce da un trauma visivo. Lo stesso che deve aver accusato il chirurgo quando si è trovato a dover estrarre dalla pancia del suo paziente, un soldato nord coreano trivellato da colpi di arma da fuoco, numerosi e giganteschi nematodi (si parla di 20 cm). Ne avevano parlato tutti i giornali. Da lì, l’idea di un ospite interno, clandestino, che a nostra insaputa cresce e si moltiplica. Due chiacchiere con un amico che si occupa di insetti ed ecco Gordius, il mostro perfetto, realmente esistente in natura, che fa un salto di specie con intenti apocalittici. La fine del mondo attraverso gli occhi di un bambino mi è sembrato il modo migliore per rappresentare il crollo. L’innocenza di fronte alla crudele disillusione dettata dall’istinto di sopravvivenza.

 

  • Il titolo è molto evocativo. Ci vuoi raccontare qualcosa di più su questo?

Sono d’accordo. L’immagine è forte. D’altra parte il cuore è il centro del corpo, il suo motore, la sede dell’anima. È il primo organo che compare nella fase embrionale ed è anche la parte di noi che porta le cicatrici dell’esistenza.

Il cuore rappresenta l’emotività, la passione, l’amore, la vita, ma anche il luogo dove siamo più deboli. I vermi di cui parlo, oltre a portare distruzione nel mondo iniziano a smangiucchiarsi metaforicamente il cuore di Andrea. Il suo mondo interno, violano il suo centro.

Divorano a poco a poco il suo universo emotivo, i suoi affetti, sfaldando certezze, dissipando speranze e mettendo a nudo le difficili dinamiche familiari in cui è inserito. I vermi gli faranno scoprire quanta oscurità e ferocia possa nascondere l’animo umano. I vermi gli fanno scoprire chi sono i veri mostri.

 

  • Ci vuoi raccontare un po’ i personaggi di Vermi nel cuore? Ti sei ispirato a qualcuno a te vicino per scriverli?

I miei preferiti: Leonardo Luna, indecifrabile, irrequieto, sensibile ma a tratti cinico, è un coacervo di contraddizioni ed è quello che durante la stesura mi ha dato maggiori problemi. Può risultare antipatico, perché in fondo sembra provare acredine verso il mondo e verso le persone, ma nasconde un’interiorità ricca e sfaccettata che emerge quando meno te lo aspetti. Devo confessare che a un certo punto mi è quasi sfuggito di mano e ha iniziato a prendere decisioni per conto suo.

Rudolf, creativo e compassionevole, intelligente e bizzarro, è sicuramente il personaggio per cui provo maggiore affetto. È il sognatore sospeso dall’animo buono che vive di immaginario, che ama l’umanità pur preparandosi da sempre alla sua fine. Nel tratteggiarlo ho fuso le caratteristiche di due cari amici di vecchia data.

 

  • E Andrea, invece? Raccontaci qualcosa in più del protagonista, che in Gordius riveste anche un altro ruolo importante…

Andrea è il bambino che abbiamo dentro, per cui proviamo un senso di riconoscenza, che ci evoca un istinto di protezione e a cui inevitabilmente ci sentiamo vicini. Attraverso i suoi occhi assistiamo alla fine del mondo. L’angoscia che prova ci arriva moltiplicata. Andrea ci aiuta a fare una catarsi attraverso cui si mettono a nudo le peggiori paure riguardo il mondo, gli affetti, le fragilità dell’essere umano. Da sempre iper-protetto, sarà costretto a crescere in fretta, esporsi al tragico cambiamento contando solo sulle proprie forze, mentre ogni punto di riferimento cade. E mentre tutto cade, il suo cuore lacero riuscirà ad aprirsi all’amore per la sua amica Silvia, che rappresenta il suo piccolo lume nel buio, l’unico appiglio per non sprofondare.

 

  • La storia è ambientata a Parma, o almeno da lì ha inizio. Come mai questa scelta atipica per un romanzo post-apocalittico?

Volevo partire dalla quotidianità. Un contesto conosciuto, normale, talmente comune che la maggior parte delle persone potrebbe riconoscersi. E da lì iniziare a tessere una trama da incubo. Parma è un luogo che conosco, a cui sono affezionato e che si prestava bene a rappresentare la realtà di provincia. Un ambiente come tanti, dove la vita scorre tranquilla e apparentemente niente di brutto può succedere. A meno che una minaccia senza precedenti non si presenti improvvisamente alla porta. Allora, come nel resto del mondo, tutto cambia.

 

  • Vediamo di scoprire un po’ la storia del romanzo. Cosa puoi anticipare degli eventi e della struttura narrativa di questo tuo libro?

La vicenda è narrata attraverso i ricordi del protagonista che scrive la cronaca dei giorni in cui il suo mondo cambiò per sempre. Lo fa come catarsi, per liberarsi dal peso del dolore che lo ottenebra, in un viaggio emozionale e introspettivo attraverso cui cerca di trovare un senso.

Tutto inizia una mattina di ottobre del 2026, quando Andrea Luna, tredicenne timido e insicuro, comincia a sospettare che i propri genitori stiano cercando di tenerlo all’oscuro da una terribile minaccia ormai alle porte delle loro vite. Nella sua casa alla periferia di Parma, il bambino inizia così a raccogliere indizi, ascoltare conversazioni sussurrate fino a che non scopre la terrificante verità. Dei parassiti sono mutati in modo sinistro e stanno rendendo le persone creature simili a zombie. Da quel momento l’orrore si insidia nella vita di Andrea e continua a crescere cannibalizzando a piccoli morsi il suo mondo interno.

Sulle soglie del caos, la famiglia Luna lascia ogni cosa dietro di sé e fugge cercando salvezza nell’ultimo luogo sulla terra in cui avrebbe mai pensato di doversi recare. Un remoto baluardo lontano dalla civiltà in cui Andrea ritroverà Silvia, la sua compagna di classe di cui è segretamente innamorato, e dove scoprirà che Gordius e le sue legioni non sono che una piccola parte dell’orrore che lo attende.

 

  • C’era qualcosa di specifico che volevi raccontare con questo romanzo? Qual è il cuore della storia? Mi raccomando, senza spoiler!

Il tema centrale è quello della crescita, del cambiamento, dell’accettazione della perdita. In uno scenario grottescamente estremo, Andrea si trova a dover fare i conti con questi passaggi esistenziali. Scopre la tenera vulnerabilità dei propri genitori, quanto sia illusorio il controllo che ogni essere umano pensa di possedere sulla propria vita e sul proprio futuro e quanto sia lacerante il dolore della perdita.

 

  • Per quanto il genere di appartenenza sia effettivamente quello della fantascienza post-apocalittica e per quanto gli zombie abbiano un loro ruolo, il fulcro di Gordius è molto più intimo e psicologico. In virtù di questa sua natura, a chi ne consiglieresti la lettura?

Proprio così. L’apocalisse è un pretesto per indagare aspetti dell’animo umano che molto spesso preferiamo ignorare. Come diceva qualcuno, un autore è il miglior esorcista di sé stesso. Con la scrittura esorcizza i propri demoni. Penso che sia successo questo con Gordius. Consiglio questo romanzo a chi vuole leggere una storia apocalittica diversa dal solito. A chi vuole cimentarsi con l’angoscia, con emozioni portate all’estremo, con una visone più intimistica della fantascienza horror ma anche a chi ama l’azione, gli infetti e un ritmo serrato.

 

  • Un’ultima sfida prima di lasciarci: descrivi il tuo romanzo usando solo tre aggettivi!

Angosciante, viscerale, immersivo.

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Alvise Canal
Alvise Canal
Alvise nasce come instancabile sognatore e scrittore notturno. Dopo una proficua carriera nel web marketing, avvia la casa editrice Lumien, all'interno della quale lavora come editore.

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