Intervista a Mattia Manfredonia, autore de Le notti di Cliffmouth

Intervista a Mattia Manfredonia
Indice

Quando abbiamo letto le prime pagine del libro di Mattia, abbiamo subito capito che sarebbe stato il primo libro con cui saremmo usciti. Eravamo pronti a farlo firmare fin dalla lettura della scheda editoriale ed è bastato arrivare alla quarta pagina per confermare le nostre intuizioni. Le notti di Cliffmouth: luci verdi dall’inferno, che al tempo ancora non si chiamava così, aveva tutto quello che stavamo cercando. Era, e oggi è ancora di più, un romanzo coraggioso, originale, maturo e diverso. Le deliziose e raffinate descrizioni hanno attirato subito la nostra attenzione, ma sono stati i personaggi e il loro vissuto a farci crescere il desiderio di scoprire come le loro strade si intrecciassero e dove li avrebbero portati.

Il romanzo dark fantasy di Mattia aveva qualcosa da raccontare e un modo unico di farlo. Alcuni elementi classici della narrativa fantastica, come la presenza di elfi, nani, orchi e gnomi, in questo libro vengono riscritti o amalgamati in modo intelligente e originale. A renderlo un libro così intrigante è senza dubbio anche la commistione di generi. È un fantasy, ma è anche un thriller, un romanzo di investigazione, e, a tratti, un horror. La trama, tanto affascinante quanto intelligente, non è stata scritta, ma architettata. Ogni elemento del libro ha un suo perché, un retroscena, un senso, una spiegazione. Ogni parola, anche quella sussurrata, non può essere trascurata, così gli sguardi, i gesti. Tutto è un indizio, e questo rende la lettura divertente e curiosa. Scovare gli indizi e lanciarsi in mirabolanti riflessioni è quanto faranno i personaggi, ma durante la lettura sarà impossibile trattenersi dal farlo.

Libri fantastici lumien

C’è, però, una persona che è molto più adatta di noi a raccontarvi il libro. Da qui in poi lasceremo che siano proprio le parole dell’autore a prendervi per mano e accompagnarvi a Vespria, dove speriamo avrete modo di vivere un’avventura incredibile.

 

  • Partiamo da una domanda semplice, che ne dici, Mattia? Com’è stata questa prima parte del viaggio? Cosa provi ad aver coronato questo sogno?

Stressante, intensa e… stupenda! Non avrei mai immaginato quanto potesse essere stimolante e appagante lavorare al manoscritto insieme a un editor e a così stretto contatto con una CE. Non dimenticherò mai l’emozione provata nello sbirciare la prima bozza della copertina. Realizzare che presto Vespria sarà sfogliata dai suoi primi lettori è una soddisfazione indescrivibile.

 

  • Il titolo attira di certo l’attenzione: com’è avvenuta la scelta?

Avevo pensato a molti titoli, quando ho scritto l’ultima scena ancora non avevo deciso quale sarebbe stato scelto. “Luci Verdi dall’Inferno” è una promessa. Annuncia cosa si nasconde tra le pagine senza svelarlo. Lascia un indizio vago su ciò che i protagonisti dovranno affrontare.

 

  • Luci verdi dall’inferno è un romanzo corale con tanti personaggi interessanti. Ti va di parlarci dei principali? Qual è il tuo preferito?

La protagonista è Cordelia, novizia delle Dame del Cordoglio alle prese con un primo incarico che si rivelerà più complesso di quanto avrebbe sperato. Oltre ai suoi pensieri, seguiremo anche quelli del sagace e impertinente cocchiere Edward e dell’orco Karjack, contrabbandiere furbo ma dai modi sgraziati che sarà rocambolescamente coinvolto nella vicenda.

La mia preferita resta Dama Hazebelle, mentore di Cordelia. È una donna schiva, altezzosa, egocentrica, che accetta malvolentieri l’idea di avere un’allieva. Perché i suoi metodi sono così poco ortodossi? Cosa si nasconde dietro la sua acredine? Fino a che punto Cordelia potrà fidarsi di lei? Il lettore sarà portato a porsi tutte queste domande, ma non è detto che sarà pronto a conoscerne le risposte!

 

  • Vediamo di scoprire un po’ la storia del romanzo. Cosa puoi anticipare degli eventi e della struttura narrativa di questo tuo libro?

Vediamo… A Cliffmouth, una città stretta tra la foresta di Crestwood e il promontorio a strapiombo sul mare, la popolazione è nel panico. Inspiegabili sparizioni si stanno verificando ormai da alcuni mesi, nella nebbia si nascondono lamenti e apparizioni sinistre tormentano la cittadina un tempo tranquilla. Inizialmente, sono solo i sospetti di alcuni abitanti a motivare l’intervento delle Dame del Cordoglio, ma Cordelia intuirà presto che sono molti, in città, ad avere qualcosa da confessare… o da nascondere.
Intanto, un galeone giunge al porto alle pendici della rupe. Il primo ufficiale Karjack sa bene come contrabbandare merci tra Vespria e il Continente. Ciò che non sospetta minimante, invece, è che la sua rotta e quella delle Dame stanno per incrociarsi.

 

  • Cordelia è una protagonista molto atipica. Il suo carattere si discosta dalle classiche eroine stereotipate del fantasy. Parlaci un po’ di lei. Ti sei ispirato a qualcuno?

Diciamo che, nell’immaginare Cordelia, ho lavorato in controluce, concentrandomi sui contrasti e cercando di allontanarmi da alcuni cliché del genere. Non mi interessava né una prescelta inconsapevole del proprio talento né una pupa che si sente inspiegabilmente bruttina.
Cordelia è una ragazza giovane, sentimentalmente immatura, ma consapevole del suo corpo e del suo fascino tanto quanto dei suoi obiettivi. Fiduciosa della propria preparazione, è impaziente di mettersi alla prova e, soprattutto, di essere valutata. È un personaggio presuntuoso, saccente, bigotto, ma anche inguaribilmente curioso, che fa dello studio e della logica i propri motori verso la verità. Basteranno a smussare i suoi preconcetti più velenosi?

 

  • Fra i gruppi più importanti di questo tuo primo manoscritto ci sono le Dame del Cordoglio. Ti va di parlarci di questo intrigante ordine di cacciatrici di streghe?

Per comprendere la sorellanza, bisogna osservare i suoi nemici. A Vespria essere streghe ha un significato ben preciso. Bisogna aver stipulato un contratto sovrannaturale con un Maligno, un diavolo. Così chiamano a Vespria gli immondi abitanti delle Città Dannate dell’Inferno. Le Dame si adoperano con devozione e zelo nel distruggere i Patti Infernali e neutralizzare chiunque si lasci tentare dai poteri blasfemi dell’Inferno.
Quando non sono in missione, le Dame risiedono e si addestrano al Cenobio. Esistono vari Ordini all’interno della sorellanza: le Indexatrix custodiscono i tomi proibiti; le Coercetrix sorvegliano le loro impenetrabili prigioni; le Taxonomatrix tentano di dedurre la struttura dell’Inferno e le peculiarità dei suoi immondi abitanti.

 

  • Immergersi nel mondo di Vespria è un piacere per la mente e la fantasia. Il mondo che hai creato è tanto strutturato quanto atipico in alcune sue scelte. Vi ritroviamo molte delle “razze” fantasy classiche, ma in Vespria coesistono in modo unico e particolare. Ci parli di questo mondo fantastico? Hai dei riferimenti letterari o dei luoghi che hanno stuzzicato la tua fantasia?

Ti ringrazio. Da anni mi dedico nel particolareggiare Vespria con impegno e dedizione. Sentirla lodare in questo modo è una gioia impareggiabile. Vespria è una penisola lontana dalle acque sicure del Continente e per molto tempo è rimasta nascosta oltre le onde del Mar dei Sussulti. Le terre a Ovest si perdono tra le nebbie della Gheistline: la linea oltre cui il Mondo Conosciuto si ferma e la realtà stessa diviene cangiante e inconoscibile.

È un’ambientazione fantasy in cui il medioevo è finito da tempo, dando inizio all’epoca che i suoi abitanti chiamano Modernità. Per i costumi e il livello tecnologico mi sono ispirato a quelli del XVIII e XIX secolo europeo, ma il mondo resta un Secondary World, non un’ucronia. Il sistema magico prende spunto dalle teorie occultistiche e alchemiche in voga in quegli anni. Credo che l’Opera al Nero di M. Yourchenar mi abbia influenzato profondamente in questa scelta. Per il culto dei Patroni e dei Cari Estinti, invece, mi sono ispirato anche ad alcune credenze e leggende Partenopee.

Parlando di specie, ci sono elfi, nani e orchi, ma ho cercato di calarli in un contesto vittoriano/coloniale, dove gli stereotipi del genere sopravvivono nei pregiudizi della società. Mi sono divertito molto nell’immaginare le differenze culturali e folcloristiche tra il Continente e la lontana e tenebrosa Vespria.

 

  • All’interno del libro troviamo elementi appartenenti a generi diversi, principalmente provenienti dal thriller/investigativo e il dark fantasy. È un libro intrigante e diverso dalla narrativa di questo genere. Quali libri ti hanno ispirato? Come sei arrivato a questa storia?

Le ispirazioni sarebbero tante, impossibile citarle tutte. Sicuramente il Dracula di Stoker mi ha influenzato sia nelle ambientazioni che nella struttura a più voci dei capitoli. Leggendo Asimov ho compreso quanto sia fondamentale la coerenza del contesto sociale nei mondi di finizione. Invece, la tendenza ad aggrovigliare trame, sottotrame e particolari credo venga dal Pendolo di Foucault di Eco, che resta ancora oggi uno dei miei romanzi preferiti.
Nel suo stadio più embrionale, Le Notti di Cliffmouth era la bozza di un racconto autoconclusivo. Molti dei personaggi c’erano già e anche molte idee. Pensavo di chiuderla in una trentina di pagine. Invece, più mi ci mettevo e più la storia maturava, arricchendosi di particolari e personaggi.
Il grosso l’ho scritto tra il 2020 e il 2021, quando inviarsi i capitoli di un mondo inventato e aspettare i feedback di una persona speciale era un gioco per sentirsi vicini. In fondo, è per questo che si dovrebbero raccontare storie… Per dimostrare che anche se la realtà tenta di spegnere ogni entusiasmo, le nostre menti riescono ancora a illuminare mondi.

 

  • Un’ultima sfida prima di lasciarci: descrivi il tuo romanzo usando solo tre aggettivi!

Gotico. Esoterico. Incalzante.

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Alvise Canal
Alvise Canal
Alvise nasce come instancabile sognatore e scrittore notturno. Dopo una proficua carriera nel web marketing, avvia la casa editrice Lumien, all'interno della quale lavora come editore.

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